sabato 31 maggio 2014

Shining Blade - Touch the night

È stato veramente emozionante aver avuto la possibilità di intervistare Jimmy Troccoli, chitarrista dei cult heroes Shining Blade, formazione barese attiva a cavallo fra i primi anni ottanta e la metà della decade, passata alla storia grazie alla realizzazione di due ottime demo e di un album, lo stupefacente “Touch the night” che, dopo ben venticinque anni, vede finalmente la luce grazie soprattutto alla sagacia dello stesso chitarrista e dell'etichetta messicana Under Fire records, che ha reso finalmente disponibile un sogno veramente senza tempo....

Ciao Jimmy e grazie di cuore per il tempo che ci stai volendo dedicare, allora finalmente la stampa di “Touch the night” è uscita da qualche mese, ci sono voluti più di venti anni, meglio tardi che mai, dico bene?

Benissimo! Il disco sarebbe dovuto uscire nel 1986, per cui c’è anche qualche annetto in più dei venti…

Come ed in che maniera sei entrato in contatto con la label messicana UnderFire sussidiaria della più prestigiosa EBM records? Non ci vorrai fare capire che qui da noi in Italia non si era mai mosso nessuno per ristampare uno dei dischi più agognati di sempre!!
Da alcuni anni eravamo stati contattati da label, anche italiane, con proposte di stampa e distribuzione. Sinceramente all’inizio eravamo anche stupiti per un risveglio di interesse dopo un ventennio di inattività della band, ma poi abbiamo iniziato a valutare più concretamente questa possibilità. 
Fra le varie proposte, vi era anche quella della Under Fire records, di Città del Messico e devo dirti che il contatto con il fondatore della label, Jose Luis Cano, che è un grande estimatore e conoscitore del genere, è stato stimolante anche sul piano del lungo lavoro che si è reso necessario per la realizzazione del progetto, che ti assicuro è stata davvero impegnativa. 
Lui è riuscito con grande pazienza e professionalità a seguire ogni tappa ed a fornire un valido contributo anche per quanto riguarda i suggerimenti e le valutazioni sulle fasi che via via si dovevano affrontare. 
Ad esempio, ha insistito molto per aggiungere del bonus material, risultando poi entusiasta della mia idea di inserire dei video introvabili dell’epoca, che ha provveduto a rimaste rizzare ed a migliorare, così come ha fatto per l’audio, riuscendo a trarre il meglio da quello che era ancora disponibile.

Ok, capisco, quindi mi fai capire che la scelta del particolare art work della cover è pure della label, dico bene?
L’artwork della cover è stato realizzato appositamente da un artista messicano che ha uno studio professionale, Ekannss Artedisegno, che ha interpretato le mie indicazioni, o forse elucubrazioni!!! 
La spada scintillante (SB) per il nuovo confronto (On the Battle Fields) è portata da un serpente alato (Winged Snake), attraversando la notte (Tonight, Touch the Night) e i quattro elementi (Strange World). 
Insomma voleva avere il significato di riportare alla luce la spada e farla nuovamente scintillare dopo anni di buio, citando anche i titoli dei brani del cd. Credo ci sia riuscito egregiamente e per questo ha ricevuto meritati ringraziamenti nel booklet del CD, insieme ovviamente a Jose Luis. 


“Touch the night” è un disco che arrivava in qualche modo a sancire la maturazione compositiva di una formazione, la vostra, che aveva iniziato sotto auspici più heavy rock, cosa ci puoi raccontare del primo periodo della band?
Il primo periodo della band ci ha visti crescere insieme musicalmente e sul piano della composizione, ma anche nel senso letterale del termine, visto che ero stato reclutato quando avevo 15 anni ed al primo concerto ne avevo appena compiuti 16. La passione per il rock degli Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath ci spingeva a ricercare sonorità dure, ma più in sintonia con le tendenze dell’epoca. 
Quindi iniziammo ad orientarci anche verso atmosfere Maideniane e Priestiane, come appare evidente dai due demo tapes che producemmo quasi consecutivamente. Come hai ben osservato, la musica di Touch the Night rappresenta la fase di maggior maturazione della band, con arrangiamenti articolati ed intrecci di armonie più dure, metal oriented con sonorità invece più melodiche.

Si, infatti, oltre ai vostri ascolti, anche lo stesso music business dell’epoca era orientato verso atmosfere più morbide e quasi easy listening, ed il successo commerciale di formazioni americane di un certo spessore non faceva altro che avvalorare quest’ipotesi..
In effetti, fu proprio una tendenza dell’epoca che credo recepimmo in pieno. Erano gli anni in cui Randy Rhoads aveva aperto nuovi orizzonti con l’introduzione di sonorità attinte dalla musica classica, in embrione nei Deep Purple (vedi ad esempio “Burn”), poi fatte proprie e portate ai massimi livelli da Malmsteen.
Ma c’era anche la frangia del Glam Rock, dei Motley Crue, Ratt, Twisted Sister, molto in voga in quegli anni, che avevamo anche preso come fonte di ispirazione. Poi, l’uscita di 1984 dei Van Halen ha fatto il resto…

Ti ricordi in qualche maniera come nacque il contratto che vi legava all’allora iper attiva King Classic? Se non ricordo male, si accorsero di voi grazie alla partecipazione ad una delle tante compilation dell’epoca..
Si credo proprio che la nostra presenza nella compilation internazionale Speed Metal Hell, con il brano Winged Snake, abbia dato un importante contributo alla diffusione del nome della band. Fummo contattati dalla King Classic e, dopo aver constatato lo spessore delle band che produceva e le condizioni favorevoli del contratto inviato, entrammo in studio di registrazione.

….sei a conoscenza che la label è ancora in attività, e sotto il nome di Monster records sta pubblicando parte di quei master dell’epoca?
Questo non lo sapevo… E non ti nascondo che la prima cosa che mi viene in mente allora è che “tutto il mondo è paese”!!! Ecco, uno di questi finali “all’italiana”, di società fallite che poi riemergono sotto altro nome, non è certo quello che può far piacere, anche in considerazione di quanto avevamo puntato sulla realizzazione di quel disco, sia in termini economici, che di aspettative ed impegno. 
Ma adesso quel master, se lo hanno ancora, non lo potranno riutilizzare, grazie al contratto con la Under Fire.

Quindi mi pare di capire che, come molte produzioni dell’epoca, anche il master del disco fu in gran parte sovvenzionato dalla band, è così? Che ricordi hai di quelle sessioni di registrazione? Avevate trovato uno studio adatto alle esigenze di una band hard rock?
Per termini contrattuali, il master era a carico della band, mentre stampa, produzione e distribuzione erano a carico dell’etichetta. Lo studio in cui registrammo era di certo il più attrezzato in zona, un 24 piste, con tecnici di provenienza dal Nord, ma con esperienza nella produzione delle hit italiane di quegli anni, di certo alquanto lontane dalle nostre sonorità. Dovemmo un po’ sconvolgere e riadattare lo studio con la nostra strumentazione e le nostre richieste un po’ fuori dall’ambito del precedente lavoro dei sound engineers.

So che può sembrare una domanda retorica, ma all’epoca delle registrazioni, ti saresti mai immaginato di comporre dei brani che, venti anni più tardi, sarebbero diventati oggetto di mero collezionismo e di scambio?
No, sinceramente, questo non me lo sarei mai aspettato. Di sicuro, le nostre aspirazioni, com’è ovvio, erano di sfondare nel mondo del rock, ma che la nostra produzione potesse diventare, come dici, oggetto di collezionismo e scambio, non lo avrei mai potuto immaginare. Ma, ancora oggi, non ci credo!!! 
Il fatto di sentirmelo dire da più parti, mi rende ancora incredulo. Così come lo sono stato quando ho di recente suonato ad un metal fest di rilevanza nazionale (XVIII Agglutination Metal Fest) e sono stato fermato da alcuni che mi hanno riconosciuto e mi hanno richiesto materiale degli Shining Blade. Incredibile!

Eppure brani come “On the battlefield”, “Night walking” o il capolavoro “Foolish life” suonano ancora fresche e competitive, quindi o sono brani immortali, oppure molta della musica che si scrive adesso, è solo roba usa e getta!!!
In effetti, ancora oggi ricevo feedback entusiastici da chi ascolta i nostri brani e vi trova una musicalità ancora attuale e fruibile. Quello che posso dire è che quando fai qualcosa con il cuore, alla fine si vede. Non importa il tempo che passa.

So benissimo che l’hai fatto notare nella breve biografia che accompagna il cd, ma quant’era difficile all’epoca essere una rock band in una città del sud?...e se non è troppo, ti sei ritrovato in qualche modo nei personaggi di “Tutto l’amore che c’è” di Sergio Rubini?
Come tutti noi del Sud ben sappiamo, avviare qualsiasi progetto in questo strano pezzo dell’Italia richiede un lavoro che si scontra con ogni tipo di difficoltà. A tutti i livelli. Ecco perché chi può si trasferisce altrove. Forse, l’aver combattuto su questo terreno di battaglia ai limiti delle possibilità ed averlo fatto con determinazione, alla fine ha dato qualche risultato anche a noi.

Essendo siciliano, ricordo benissimo il clamore della vostra performance a Lentini, sai, i vecchi rocker dell’epoca ricordano ancora quell’esibizione, tu che ricordi hai delle vostre serate live? Qual’era l’energia che si sprigionava durante i vostri concerti?
Ricordo anche io benissimo Lentini, l’ospitalità della gente, lo stupore nel vedere un gruppo di ragazzi bardati con pellami e borchie in un paesino da film d’epoca, in cui tutti si fermavano e si giravano a guardarti, ma alla fine ti accoglievano sempre con disponibilità, educazione e gentilezza. Questo caratterizzava i nostri live. Non solo la performance, che era adrenalina pura, ma anche quello che accadeva prima e dopo, nel contatto con la gente, con nuovi amici e anche qualche post-concerto trascorso tutti insieme nei locali a festeggiare…

Ok, quindi a parte il fallimento della label, penso che i vari servizi militari prima, e l’esigenza di trovare un lavoro remunerativo, siano state le scintille che decretarono la fine del vostro sodalizio interno, anche se all’epoca si vociferava di un ipotetico cambio d’indirizzo verso sonorità jazz, cosa c’è di vero in tutto questo?
Si, credo che lo scioglimento definitivo della band sia proprio avvenuto per le diverse direzioni musicali che internamente si stavano sperimentando. La produzione musicale successiva al master fu un tentativo di tenere ancora insieme delle menti che invece si orientavano verso percorsi musicali davvero poco compatibili tra loro. E la frangia che voleva mantenere un assetto rock-metal si scontrava con quella che aveva intrapreso direzioni in effetti più orientate verso il jazz. Il risultato non poteva che essere quello che di lì a breve poi vi è stato.


Dopo la separazione della band che cosa combinasti a livello prettamente musicale? Ha tentato di “riciclarti” in un saccente e preparato turnista pop come molti dei tuoi colleghi dell’epoca, oppure hai sempre preferito agire in formazioni musicali di un certo rilievo? E degli altri ragazzi che ne è stato? Sei sempre in contatto con qualcuno della band? Il tempo ha aiutato a mitigare gli animi?
A parte i diversi modi di vedere la cosa, siamo rimasti davvero molto amici anche dopo lo scioglimento del gruppo. Del resto, dopo anni passati vivendo insieme, poiché la nostra frequentazione andava al di là dei soli momenti musicali, ma era in pratica costante, anche discussioni e contrasti erano sempre appianati molto velocemente. Questo perché nel gruppo si parlava molto e si condividevano pensieri ed idee di ognuno di noi, decidendo poi sulla unanimità. Dopo, ognuno ha intrapreso strade diverse. Francesco d’Elia, è tornato a cantare soul e r’n’b e continua a farlo, Michele Ranieri ha collaborato con alcuni progetti di band locali in generi più commerciali, Fabio Pignataro si è rivolto a sonorità più jazz-fusion ed attualmente suona come band principale nei Chiaroscuro, un gruppo di musica italiana d’autore, il Maestro Gianfranco Sannicandro è direttore di un’accademia musicale classica a Salisburgo, Francesco Colella si è trasferito in Olanda e suona attivamente in una rock band locale. Per quanto riguarda me, ho sempre continuato a studiare lo strumento, formando altre band con le quali ho suonato principalmente rock anni ’80 e blues per diversi anni nei club locali. Ultimamente, nel momento in cui lavoravo ad un progetto personale del tutto metal, ho iniziato a suonare con una band power-prog metal già avviata e con un ottimo seguito, i Twilight Gate, con la quale ho partecipato all’Agglutination Metal Fest ed adesso stiamo per registrare un brano con video professionale da utilizzare a scopo promozionale, cui seguirà un cd.

Guardando per un attimo al tuo passato, pensi di avere qualche rimpianto? Se potessi ritornare indietro, rifaresti tutto o c’è qualcosa che cambieresti?
Probabilmente, se mi fossi trasferito oltreoceano, come avevo intenzione di fare subito dopo lo scioglimento della band, avrei potuto avere qualche possibilità in più. Infatti ero andato a sondare il terreno a Los Angeles per un po’… Ma, chi può dirlo? Al momento sono soddisfatto per quello che sta accadendo anche adesso.

Pensi che con l’avvento dei social network odierni, le possibilità d’affermarsi per una band come gli Shining Blade oggi sarebbero diverse?
Certo, i social network e la rete in genere rendono tutto più facile, anche se c’è inevitabilmente il rischio della sovraesposizione, oppure quello di doversi districare in un guazzabuglio di proporzioni mastodontiche di gente che pubblica di tutto.

Mi parleresti del progetto musicale che stai tentando di mettere in piedi?
Il progetto musicale che sto provando a realizzare nasce dall’idea di un concept album ispirato alle leggende dei samurai, perché insieme alla musica ho sempre praticato arti marziali e sono appassionato di quel tipo di cultura orientale. Le composizioni sono in continua evoluzione e per adesso sto lavorando sulla struttura dei brani. Le sonorità sono orientate al metal, con influenze prog, ma puntando sempre alla melodia come parte più importante. Un po’ una ripresa di quello che facevo negli Sb, ma in chiave più attuale.

Prima di finire, come dicevamo il disco è uscito per una label messicana che, dai noi, è distribuita con scarso interesse, per cui gli appassionati che vorrebbero entrare in possesso di una copia del vostro cd, cosa devono fare?
Per il cd degli Shining Blade chiunque fosse interessato può contattarmi via facebook: www.facebook.com/jimmy.troccoli, o via e-mail: jimmytroccoli@tin.it

Ok Jimmy, ti ringrazio ancora per la tua disponibilità, ti lascio campo libero…
Grazie a te Beppe per il tuo interesse e la tua dedizione. 

(Beppe Diana)

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