domenica 9 febbraio 2014

Giulio Rossi - Second Act

Infaticabile Giulio Rossi!!! Si, non pago dell'operato svolto all'interno dei mai domi Synthesis, anche loro attesi al varco dopo anni di apparente silenzio mediatico, il guitar hero ternano dicevamo, si rende nuovamente artefice di un'ulteriore prova da solista che, come in occasione del debutto, lo vede nuovamente affiancato da uno stuolo di validi ospiti di primo piano, i quali, naturalmente, rappresentano quel valore aggiunto ad un lavoro che, comunque, riesce a raggiungere picchi qualitativi di un certo spessore.

Come back discografico che, oltre a porre in evidenza un certo carattere vettoriale, tutt'altro che di secondo piano, mette in evidenza una serie di composizioni, nove originali più una cover, davvero niente male, frutto di quell'amore viscerale per la musica concepita e suonata, e di una passione che difficilmente affievolisce con l'avanzare dell'età, ma che brucia ed arde alimentando il fuoco artistico di chi non vuole arrendersi alle apparenze.
Non a caso, per questo nuovo parto da studio tutto viene rifinito nei minimi particolari, dalla produzione più che buona, che amalgama alla perfezione le varie componenti musicali, e tende ad avvalorare maggiormente il duro lavoro svolto dal maestro d'ascia nostrano che, comunque, si prodiga sempre al meglio delle proprie possibilità, alla scelta dei suoni, ad una cura quasi maniacale per gli arrangiamenti che, com'è facile prevedere, caratterizzano ottime composizioni come nel caso di “Comes a time”, heavy rock frizzante e d'alta classe, con uno Stefano Firmani (ex Glory Hunter) riconciliato a sonorità d'un certo retaggio, o della suadente e raffinata “Stazzema”, caratterizzata da partiture soffuse e dalla struggente teatralità del grande Alessandro “Zephyr” Zazzeri.

Ma non è tutto, anche perchè, nonostante il song writing del disco venga forgiato attorno ad una forma-canzone ben bilanciata, “Second act” è e rimane un disco guitar oriented, dal vago sentore neoclassico se vogliamo, e brani strumentali come “Classic Fire” prima, ed “Electric Caprice Orchestra” poi, ne sono la più lampante testimonianza.

Passione, passione ed ancora passione, cosa chiedere di più ad un disco rivolto ad un certo pubblico di estimatori di una scena musicale ancora lunghi dall'essere considerata obsoleta ed anacronistica?
(Beppe Diana)

Giulio Rossi official Facebook

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